Prevedere Evoluzione Malattia DIAPO VIDEO

E’ possibile prevedere l’evoluzione della mia malattia?

  • mediatore: dottor Massimo Marano, neurologo presso la Fondazione Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma
  • relatore: professor Giovanni Abruzzese, neurologo, ex direttore del Centro Parkinson dell’Università di Genova e Policlinico San Martino

Le informazioni di seguito riportate sono prese dal webinar organizzato dalla Fondazione Limpe, visibile al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=Xe-PO85qEHQ 

Per chi fosse interessato ad avere un’idea generale dell’argomento del suddetto webinar, potete leggerne di seguito un riassunto. Se, invece, voleste leggere dell’argomento per intero, potete scaricare il file qui sotto, in cui troverete una trascrizione parola per parola del webinar e delle domande del pubblico, assenti nel riassunto.

Che cosa fa il neurologo esperto di Parkinson?

Il neurologo risponde a 3 domande fondamentali:

  1. Che cos’ho? Il neurologo conferma la diagnosi e informa il paziente riguardo la malattia.
  2. Cosa si può fare? Il neurologo imposta una terapia, farmacologica e non.
  3. Cosa mi devo aspettare in futuro?

Rispondere a questa terza domanda è complesso, in primis perché quando si riceve la diagnosi il processo neurologico di degenerazione nel nostro cervello è già iniziato da qualche anno. In secondo luogo, perché l’evoluzione della malattia dipende anche da fattori di vita personali. Per poter fare comunque una previsione è necessario prima distinguere le diverse forme di Parkinson in differenti sottotipi.

Cosa intendiamo per sottotipi?

I sottotipi si distinguono per diversi fattori:

  • età di esordio;
  • forme genetico/familiari o idiopatiche/sporadiche;
  • varietà e gravità dei sintomi.

Fare una distinzione netta non è comunque semplice, né è sempre possibile, perché spesso alcuni elementi si sovrappongono e quindi anche per il neurologo inserire il paziente in un gruppo piuttosto che un altro.

Evoluzione della malattia

Il neurologo deve fare un’osservazione a 360° del paziente per poterlo inserire in un sottogruppo e analizzare quindi la possibile evoluzione della sua malattia, studiando fattori come forme tremorigene o acinetiche, disturbi del sonno, alterata regolazione della pressione e altri. Diversi studi hanno seguito centinaia di pazienti per anni, allo scopo di seguire la progressione della malattia. Si sono, quindi, evidenziate tre fasi distinte comuni a tutti i pazienti (anche se con tempi diversi per ciascuno):

  1. miglioramento iniziale (primi 2-3 anni);
  2. stabilizzazione (circa 7 anni);
  3. declino progressivo.

Tra i fattori che influenzano la progressione della malattia, ci sono anche genere, età d’esordio e stato cognitivo.

In conclusione, ad oggi il neurologo riesce ad individuare in maniera piuttosto precisa il sottotipo clinico a cui appartiene il paziente e quindi ipotizzare, a grandi linee, la possibile evoluzione futura, tenendo presente sempre che ogni paziente è a sè, con la sua storia clinica personale e fattori ambientali ed individuali che influenzano la progressione della malattia.

Spero che questa lettura sia stata interessante, vi ringrazio per l’attenzione, ringrazio anche la Fondazione Limpe per averci dato la possibilità di condividere il loro materiale, augurandovi buona giornata ci rivediamo al prossimo webinar!

GL